Nel panorama dei tanti Diner Parigini della Belle Époque spicca come detto nel capitolo precedente, per qualità grafica e per la determinazione di affermare la propria identità, il Bon-Bock – un buon boccale di birra. Pochi sono i menu rintracciabili perché la grafica di prestigio si incentra sull’invito alla cena-incontro – quasi sempre al secondo martedì del mese. Ma i collezionisti di menu storici per i Bon-Bock fanno un’eccezione: essi rappresentano infatti l’unico caso in cui inviti – e non menu – entrano organicamente nelle loro raccolte.
La birra la fa da padrona: gran parte dei soci di origine alsaziana rivendicano l’uso della birra francese contro quella germanica per vendicare la perdita dei territori dell’Alsazia e della Lorena ad opera dei tedeschi a causa della guerra del 1870. Ritorneranno francesi queste regioni dopo 50 anni con la prima guerra mondiale ma il Bon-Bock seguitò ad esistere anche dopo diventando il più longevo diner parigino. I soci erano letterati, poeti, cantanti, musicisti e le serate, davanti ad un menu semplice ed evocativo (in cui erano sempre presenti ‘soupe aux choux et gigot’… ed erano assenti le donne fino a gli anni ‘20) erano ricche di letture, musiche tradizionali e piccole esibizioni.
Ma va comunque evidenziata che l’importanza grafica di questi inviti dovuta all’apporto di tanti illustratori celebri allora in Francia è una delle motivazioni del successo di questa felicemente atipica collezione di menu-non-menu. Una collezione da sfogliare come un libro specializzato con il meglio della tradizione grafica francese fra ‘800 e ‘900, ricco anche di elenchi di personaggi e di motivi musicali spesso minori ma anche non facilmente rintracciabili in altri ephemera o pubblicazioni in un’epoca in cui la Francia era, per molti versi, al centro della cultura e del gusto, anche grafico, del mondo occidentale.